“Compagni ricordiamoci che i nostri nemici stanno a destra, sono i Salvini e i fascisti!”.
All'ombra del "il nemico è la destra", la presunta sinistra in Italia e a Torino fa le peggio cose. Quella presunta sinistra che si comporta da destra e mette in pratica le stesse distorsioni di potere e di sistema: quella che confonde associazioni e movimenti politici, che baratta accordi in incontri segreti a Palazzo Civico per appoggi elettorali che sanno di foglia di fico su un Partito della Nazione versione sabauda che ha bisogno di una sverniciata di rosso per potersi dire progressista.
Di cosa stiamo parlando? Dai, lo sapete tutti, di Via Asti, ça va sans dire. Per avere un piccolo riassunto della situazione, basta leggere l’ultimo articolo di Riccardo de Caria su “Lo Spiffero”.
“Ragazzi, ma quello è qualunquismo di destra! Via Asti è memoria, è mensa sociale, è aula studio, come si fa a criticarla?”.
Tutto giusto. Tutto molto bello. Tutto bene quindi Madama la Marchesa? No, purtroppo no. L’articolo su “Lo Spiffero”, per quanto ammantato di vulgata retorica contro la sinistra radical-terzomondista-cattocomunista (massì, tutto uguale, l’importante è gettare benzina sul fuoco, già che c’era ha messo in mezzo anche Farinetti che sta bene su tutto, come il golfino della nonna sulle spalle), mette al centro dell’attenzione alcune parole chiave per la “sinistra sociale” cittadina: appalti, contributi pubblici per assegnazione diretta, rapporti tra associazioni e consiglieri. Per racchiuderlo in una formula molto semplice: “conflitto d’interessi”. Sì, lo stesso che abbiamo rinfacciato a Berlusconi per vent’anni considerandolo come il male assoluto del nostro Paese.
Diciamocelo subito: non vi è alcuna rilevanza penale in tutto questo, anzi è tutto così alla luce del sole che non capiamo che cosa dovrebbero nascondere.
C’è però una questione etico-politica che bisogna sciogliere: fa sempre molto compagno citare la “questione morale” di Berlinguer ma poi c’è il dovere di attuarla nella pratica quotidiana. Perché la sinistra che si comporta da destra e mette in pratica le stesse distorsioni di potere e di sistema è da combattere esattamente quanto la destra. E' una questione di pratiche e di comportamenti, da attuare in modo altro proprio per non prestare il fianco alle facilonerie delle destre.
L’oggetto del contendere nell’articolo citato è l’evoluzione dialogante tra gli occupanti della caserma di Via Asti, ovvero Terra del Fuoco con il Consigliere Comunale di SEL Michele Curto, e la Cassa Depositi Prestiti ed il Comune di Torino, entrambi rappresentanti dalla stessa persona ovvero il Sindaco Piero Fassino. Che cosa si sono detti nell’incontro segreto di pochi giorni fa? Cosa c’era sul tavolo, la caserma e/o eventuali accordi in vista delle elezioni a Sindaco della città previste nella primavera 2016?
Lo Spiffero a tal proposito parla di legalizzazione di un “atto di violenza su proprietà pubblica”: dai, non scherziamo, non c’è stata alcuna violenza, anzi è sembrata più una occupazione chiavi in mano con la REAR che vigilava sulla sicurezza direttamente dall’interno cortile.
Non sta, a nostro avviso, nel legalitarismo il fulcro cui porre l’attenzione, quanto nel comprendere dove finisce la contrapposizione tra i due attori e dove inizia l’appoggio reciproco.
La Cassa Depositi Prestiti è un ente che sottende un mix di potere tra fondazioni bancarie, lobby politico-finanziarie, beni pubblici da svendere, oltre che quel concetto di debito su cui la nostra Città si fonda dalle Olimpiadi 2006: qual è la posizione a riguardo dei compagni di SEL? Il debito va bene se in cambio abbiamo uno spazio in cui fare la nostra “pratica sociale”? E dove sta la lotta?
Ulteriore punto debole della separazione tra i poteri consiste nell’assegnazione diretta: la cultura del sospetto è una brutta bestia, ma aiuta chi vuole vigilare sui temi pubblici. Esiste in questa città un limbo, una zona liminare in cui troppi pesci (o pescecani?) sguazzano. Basta leggere “I Buoni” del compianto amico Luca Rastello per sapere di cosa stiamo parlando. Esistono gli strumenti politico-amministrativi per evitare le becere generalizzazioni che la destra cittadina mette in pratica con solerzia: vogliamo distinzioni di ruolo nette, appalti pubblici aperti con reale concorrenza tra le associazioni coinvolte. E politici che prendano posizioni nette: non si può stare contemporaneamente con e contro l’Amministrazione (la cacofonia dell’iterazione del prefisso “con-“ rende l’idea dell’inconciliabilità ontologica degli opposti).
Le elezioni del Sindaco di Torino sono più vicine di quanto si pensi: la primavera 2016 è politicamente alle porte, riposizionamenti e accordi elettorali saranno all’ordine del giorno. Non chiedeteci di volgere lo sguardo dall’altra parte, logica per la quale abbiamo dovuto ingoiare il peggio per vent’anni. La nostra attenzione sarà rivolta a destra e a sinistra, come sempre finalizzata a una critica dell’esistente che possa servire da contributo alla nostra splendida città.
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