sabato 11 aprile 2015

Cremona: antifascisti arrestati per essersi difesi

Siamo ad aprile e oggi è un’altra bella giornata di sole, ma il clima mite non ripara le ingiustizie che la Magistratura ha nuovamente compiuto.
Ieri sono stati arrestati sette compagni del centro sociale Dordoni di Cremona. Ve lo ricordate? E’ quello in cui il 18 gennaio una cinquantina di fascisti di Casa Pound sono entrati a fare incetta di teste e Emilio Visigalli è stato gravemente ferito tanto da rimanere in ospedale per svariate settimane. 
Ebbene, gli arresti (due diretti in carcere e cinque ai domiciliari) sono arrivati proprio per quei fatti deplorevoli. Ancora una volta dalla parte sbagliata, però. Nuovamente nascono immensi punti interrogativi sul perché chi è stato massacrato di botte tanto da essere finito in coma come Emilio, debba ora ritrovarsi agli arresti domiciliari. Come mai questa magistratura continua a condannare chi tenta di difendersi e a difendere diritti di libertà? Proprio a quindici giorni dall’anniversario della Liberazione dell’Italia dai fascisti, una data storica che ogni anno dal 1945 si festeggia come momento commemorativo e simbolico della Resistenza al nazi-fascismo.
Che cosa vuol dire però resistenza? Perché forse per alcuni significa festeggiare, nascondendo ipocrisie dietro a celebrazioni istituzionali che si svolgono una sola volta all’anno, ma per molti altri significa agire quotidianamente contro i fascisti del terzo millennio, che si nascondo dietro ad un’organizzazione che si chiama Casa Pound.
Quest’azione della Magistratura, come molte altre operazioni che sono avvenute in questi mesi, ha come fine attaccare chi lotta quotidianamente e restringere il diritto a manifestare a favore di chi invece tenta ogni giorno di andare verso un regime di controllo totalitario e di distruzione della conflittualità politica e sociale.
Le decisioni imposte dai vari governi, che si sono susseguiti cambiando il nome del partito ma non la sostanza, ugualmente compatti nella volontà di realizzare grandi opere che hanno distrutto e continuano a distruggere i territori, nel costruire nuove riforme del lavoro che eliminano ogni possibile diritto per i lavoratori, nella repressione dei cittadini che continuano ad opporsi a queste scelte prese da pochi che però si riflettono su tutti, è parte di un disegno più grande. E’ un’azione studiata volta alla (ri)conquista di un’anima nazionale unitaria, dove conflitto e dissenso non sono ammessi. Dove tutto dovrebbe viaggiare all’interno di un recinto molto stretto, con uno steccato però ricoperto di sontuosa ed armoniosa edera verde acceso.
E’ per queste ragioni che le figure più ferme, più determinate vanno sedate, vanno tolte, vanno eliminate. 
Basti ricordare il maxiprocesso con le quarantotto condanne NoTav, per passare ai diciassette obblighi di firma a Palermo (fortunatamente revocati), per continuare con quelli dei compagni di Cremona di questa settimana. Non a caso questi ultimi arresti arrivano proprio in concomitanza con le successive attività politiche: 25 aprile a Cremona e 1 maggio a Milano. E’ la stessa magistratura ad affermare che le sopraindicate misure cautelari sono proprio finalizzate ad impedire la partecipazione alle prossime attività di piazza che quest’anno si preparano ad essere più determinate del solito, visti gli atti di violenza deplorevole avvenuti a Cremona lo scorso gennaio e l’inaugurazione dell’Expo a Milano. 
La Magistratura tenta di chiudere una partita con un semplice “pari e patta” mettendo sullo stesso piano gli aggressori e gli aggrediti, arrestando anche nove attivisti di Casa Pound con accuse che vanno dalla rissa al concorso in tentato omicidio, proprio per l’aggressione ad Emilio Visigalli. Evitando così distinzione tra le vittime che hanno tentato di resistere alle barbarie provocate dagli attivisti di Casa Pound e chi in nome di odio e xenofobia porta avanti quella violenza. E’ importante ricordare che uno dei due attivisti accusati ed arrestati per tentato omicidio, è stato candidato sindaco alle ultime elezioni comunali di Cremona; senza dimenticare che agli attivisti di Casa Pound viene concesso di aprire cortei capitanati da un politico (un pazzo?) che dissemina razzismo, violenza e volontà di epurazione.
Questo è lo stato in cui ci troviamo, questo è il Sistema in cui viviamo. Un sistema che preferisce rinchiuderti fra quattro mura piuttosto che averti libero per le strade ad urlare dissenso. Un sistema che preferisce nascondere e far tacere piuttosto che ritrovarsi a dover ascoltare, dare spiegazioni e trovare soluzioni.  
Chissà che cosa pensano i “grigi”, questi uomini di potere che governano, che impongono, che giudicano, perché queste azioni di forte intimidazione non provocano mai le conseguenze che loro auspicano, bensì aumentano solo la rabbia e la volontà di fermare le bieche azioni di restrizione e distruzione.
La storia insegna che più sono forti le repressioni più i popoli insorgono, com’è già è avvenuto nel 1945 e come del resto è successo quest’ultimo gennaio dopo le aggressioni al Dordoni,  dopo le quali da tutt’Italia sono arrivate migliaia di persone in difesa di quel compagno (essere umano).
Perché se da una parte il Governo controlla e la Magistratura spalleggia con la pratica, dall’altra gli obiettivi comuni della lotta sono molto chiari e difficilmente distruggibili: abbattere le logiche fasciste, dell’imposizione, del controllo, del profitto, del potere dei potenti, delle grandi opere e dei grandi eventi.
Roberta Bonetto


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