domenica 6 aprile 2014

Recensioni - libri: I buoni, Caselli, Gramsci e il male


Abbiamo appena terminato la lettura del romanzo di Luca Rastello, "I Buoni". Un libro che spacca il cuore, feroce e spietato. I buoni sono tra noi, essi lottano per il bene usando come arma la legalità.
Forse deve essere stato questo il passaggio che ha ispirato la inconsistente critica dell'ex procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, che ha centrato tutte le sue parole sulla difesa della figura che lui ha riconosciuto nel romanzo. Di cui a noi interessa zero. Che sia Tizio, Caio o Sempronio non cambia nulla.
"I Buoni", evidentemente, è un libro che vola troppo alto per il pettegolume da cortile imperante in Italia. La penna di Luca Rastello probabilmente è la migliore d'Italia in questo momento, perché le sue parole disegnano immagini perfette a colpi di bisturi. In un'epoca che sanziona ogni tipo di conflitto strozzandolo in una retorica fatta di melassa avariata, Luca squarcia così le tenebre dell'ipocrisia.
La fine del mondo. All'ultima pagina, al termine di questo raffinatissimo tour della nequizia, ci domandiamo se tutto quello appena letto sia il prezzo da pagare.
L'ignobile percorso volto al bene lastricato di umanità pulsante, di vizi, di peccati, di furbi, di violenza e di soldi. Il compromesso assoluto, il male per ottenere un bene superiore. Una storia senza tempo.
Scriveva Gramsci: "Il moderno Principe, sviluppandosi, sconvolge tutto il sistema di rapporti intellettuali e morali in quanto il suo svilupparsi significa appunto che ogni atto viene concepito come utile o dannoso, come virtuoso o scellerato, solo in quanto ha come punto di riferimento il moderno Principe stesso e serve a incrementare il suo potere o a contrastarlo. Il Principe prende il posto, nelle coscienze, della divinità o dell’imperativo categorico, diventa la base di un laicismo moderno e di una completa laicizzazione di tutta la vita e di tutti i rapporti di costume."
Oppure, infinitamente là sotto, ecco il monologo di Andreotti interpretato da Tony Servillo in cui l'attore scandisce questa frase "Bisogna amare così tanto Dio per capire come sia necessario il male".
Un libro che ci pone di fronte a noi stessi in totale solitudine. Un libro che ci chiama in causa e ci interroga sul nostro ruolo di censori del potere. Consigliamo a tutti la lettura di questo capolavoro.
Grazie Luca, amico e maestro.

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