Sarebbe più corretto dire che da oggi la Chrysler appartiene allo Stato Italiano. Perché la Fiat è un'impresa statale che da sempre utilizza la parola “privato” relativamente alla redistribuzione degli utili. E basta. Che, a differenza di quanto si pensi, ci sono sempre, ogni anno, puntuali.
Lo sguaiato entusiasmo con cui è stata accolta l'operazione di Fiat su Chrysler da tutto l'universo che conta lascia senza parole. Sopratutto a Torino. Forse non tutti hanno avuto il piacere di fare giri turistici intorno a Mirafiori, vedere il deserto industriale che su quei due milioni di metri quadri avanza. Su corso Settembrini si può perfino vedere l'il prosperare della vegetazione. Certo il genio della Fiat deve essere riconosciuto: la capacità di acquistare storici marchi bolliti e foraggiati da soldi pubblici per quattro soldi. Prima in Italia ed ora negli Stati Uniti.
Però è complicato entusiasmarsi a Torino, dicevamo. A parte i soliti maggiordomi che non deludono mai nel buttarsi sul tappeto rosso del padrone di turno.
Perché per la nostra fabbrica, a tre anni dal famoso referendum di Mirafiori, c'è solo un progetto che prevede la produzione del Suv Maserati. In questi anni si è sentito tutto: di rimando in rimando, semestre dopo semestre, modello dopo modello si è giunti fino alla situazione attuale. Produzione annua pari a poche migliaia di vetture, la sola Mito che va avanti a singhiozzo. Le Carrozzerie sono in cassa integrazione da quasi due anni e lo saranno per tutto il 2014. Poi i nuovi modelli? Quali? Boh.
La Torino di oggi è un prodotto della Fiat. Non di Castellani, Chiamparino, Salza, delle coop, della Compagnia, di Intesa o di chi altri. E' un oggetto degli Agnelli e della loro decisione di mollare un territorio conflittuale, freddo e complicato. Probabilmente una punizione per i casini di tanti anni fa. Sostituire quella fabbrica è impossibile, ed è ormai evidente che chi ha prospettato futuri legati a cultura e turismo oltre ad aver lavorato malissimo per ottenere ciò ha anche raccontato un mare di frottole.
Torino è la città più impoverita d'Italia, che ha avuto la rivolta più violenta e inquietante degli ultimio dieci anni solo poche settimane fa. E qui si brinda perché gente che vive in Svizzera compra una fabbrica americana. Ci permettiamo di pensare tutto il peggio possibile di questa acquisizione che rischia di relegare ancor più Torino a grana da tener buona ancora per un po' con qualche contentino. Esattamente ciò che è stato fatto negli ultimi anni.
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