lunedì 30 marzo 2015

Torino capitale del Centro Africa.

http://www.infoaut.org/index.php/blog/metropoli/item/11844-torino-la-cavallerizza-%C3%A8-reale
Non c’è nessuna differenza tra un paese del Centro Africa - senza alcuna offesa per tali nazioni - che scopre una miniera di qualche risorsa naturale e la vende a ricchi privati occidentali, e il Comune di Torino che entro breve tempo venderà/regalerà la Cavallerizza Reale a qualche investitore autoctono o alloctono.
Come dovrebbe ben sapere l’assessore Passoni, l’economia del nostro patrimonio artistico e culturale è stata fino ad ora sfruttata come una classica “economia di rendita”. Non a caso è dalla metà degli anni 80 che tale “Patrimonio”, tutelato da un ormai grottesco art. 9 della Costituzione, viene definito come “il petrolio d’Italia”. Definizione che di per sé racconta bene quale utilizzo se ne voglia fare e chi ci debba guadagnare.
Come ha detto un noto e pericoloso economista bolscevico, Joseph Stiglitz,  “I paesi che abbondano di risorse naturali sono tristemente famosi per le attività di ricerca della rendita. Questo è spesso un gioco a somma negativa.” Vendere la Cavallerizza, o un’isola della Laguna di Venezia o un Palazzo mediceo a Firenze (entrambi sono presenti in un "lotto" preparato dal Governo Letta), non è esattamente questo? E quando si giungerà alla vendita del Colosseo, o di Ischia?
E’ chiaro, perché ci stiamo suicidando? Prendere un patrimonio pubblico, sia esso una vena di bauxite o il bar del teatro Carignano - sede pochi giorni fa di un set pubblicitario pubblico della Lavazza, con la solita Evelina Christellin intenta a fare la brava madamin che serviva il caffè a vari vips – è la peggiore delle privatizzazioni, la più pericolosa perché toglie le risorse vitali con cui la democrazia vive.
No patrimonio culturale pubblico? No democrazia.
Ma la Sinistra in Italia, e in particolare a Torino, ha perso la testa e ormai ha fatto suo il dogma dell’Uomo Monodimensionale, l’uomo che pensa solo ai soldi. E’ una deriva perfino grottesca. Sono dei veri talebani del pensiero unico:  così somiglianti ai ciechi di Saramago, incapaci di vedere il disastro in corso da venti anni, incapaci di ammettere che ogni singola decisione incardinata su questa maledetta Teologia del Mercato che hanno applicato alla città non ha portato nessun singolo risultato positivo, nessun miglioramento per la cittadinanza. Eppure proseguono, decisissimi.
Passoni, Fassino, Chiamparino, etc etc siete uomini di destra, anche se ultimamente rivendicate orgogliosamente il contrario per pure ragioni di marketing.
Non la destra truculenta, ovviamente. Bensì la cosiddetta “destra economica” quella che un tempo era rappresentata dagli Agnelli.  Sappiamo che questa cosa vi fa incazzare, la verità fa sempre male:  per questa ragione la scriviamo e speriamo che qualcuno ve la faccia leggere. Anche perché, in cuor vostro, dato che siete delle persone anche abbastanza colte, lo sapete. Portate avanti una visione del mondo totalmente appiattita sulla teologia liberale tardo ottocentesca. Non è manco neoliberismo il vostro, è qualcosa di arcaico e primitivo, privo di futuro.
La vostra visione culturale prevede che piccolissime èlite si comprino pezzi di beni pubblici che voi avete fatto consapevolmente marcire. Senza rendersi conto che questo metodo altro non fa che “aumentare la crescente e smisurata diseguaglianza: non soltanto con una crescita più lenta e un PIL inferiore, ma anche con una maggiore instabilità.” Sono parole sempre del noto compagno Stiglitz, che sembrano scritte dopo un breve soggiorno turistico nella nostra città.
La ex Sinistra attuale Destra Economica vede di buon occhio un’idea di super ricchi barricati dentro la Cavallerizza e circondati dai torinesi che guardano. Un’immagine che ricorda i villaggi turistici del Kenia gestiti da un grande fan di Matteo Renzi: Flavio Briatore. Il modello Billionaire a Torino che piace tanto anche a Grabriele Ferraris, a cui una trattoria farebbe schifo e si emoziona al solo pensiero di file di Rolls Roice e Ferrari parcheggiate in via Verdi.
Viene in mente quando Renzi, il vostro nuovo capo di destra che ora idolatrate, ha fatto chiudere Ponte Vecchio a Firenze, per trentamila miserabili euro, e ci ha fatto fare un party privatissimo per ricchissimi possessori di Ferrari.
La democrazia si è ridotta a questo: l’elezione ogni quattro anni di un curatore fallimentare che vende il patrimonio pubblico agli speculatori, facendo brucare qualcosa anche  alle banche grazie alle operazioni sulle cartolarizzazioni: di solito l’accensione di nuovi mutui che strangoleranno ancora di più i Comuni, e in particolare il nostro. 

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